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ATTACCO DI PANICO: 8 RIMEDI PER AFFRONTARLO SE SI É DA SOLI

Attacco di Panico

L’attacco di panico rappresenta per molti un condizionamento profondo della propria vita quotidiana che, se non gestito, provoca conseguenze molto gravi sia psicologiche che fisiche.

Parliamone non riportando il solito elenco di segni, noti alla maggior parte delle persone che hanno gli attacchi di ansia, ma facendo delle distinzioni e alcuni approfondimenti utili partendo dai seguenti punti:

  • le conseguenze del primo attacco di panico, con conseguenze sulla cronicizzazione;
  • l’attacco di panico e l’ ipocondria;
  • l’attacco di panico e la depressione;
  • le conseguenze in famiglia dell’ attacco di panico.

Seguiranno alcuni suggerimenti per gestire l’ attacco di panico nelle occasioni in cui si è da soli:

  • 1° la respirazione;
  • 2° rallentiamo i pensieri, come?
  • 3° ascoltare musica;
  • 4° ricordare un momento che per voi è stato piacevole;
  • 5° fate un sogno;
  • 6° rimanete ancorati al presente;
  • 7° concentrarsi su un compito;
  • 8° chiedere aiuto.

 

IL PRIMO ATTACCO DI PANICO

È descritto da chi lo sperimenta come un’esperienza che segna e condiziona la vita.

SEGNA LA VITA PERCHÉ

Di solito si manifesta senza preavviso, quindi con un effetto traumatico associato ad un vissuto drammatico. Tra questi vissuti ritroviamo la paura di morire per un infarto, la paura di perdere il controllo del proprio comportamento e il timore di impazzire.

CONDIZIONA LA VITA PERCHÉ

  • Nell’attacco di panico è tale l’intensità della paura provata che non si riesce a elaborarla e la persona vive con la continua preoccupazione che possa ripetersi.
  • Quest’ansia si chiama ANSIA ANTICIPATORIA.

 

RISCHIO DI CRONICIZZAZIONE DELL’ ATTACCO DI PANICO

Se non trattato, l’attacco di panico tende a cronicizzarsi, perché il condizionamento, prima descritto, tenderà ad essere un pensiero fisso e ricorrente e tenderà a limitare la vita della persona che ne soffre.

Come?

  1. La persona eviterà le situazioni che lo mettono a rischio di un attacco di panico.
  2. Eviterà le circostanze in cui non può chiedere aiuto. Di conseguenza la persona cercherà sempre situazioni in cui dipenderà da qualcun altro ed eviterà situazioni o spostamenti in completa autonomia, perché la persona non si sente in grado di affrontarle se dovesse giungere un attacco di panico.
  3. La paura che l’esperienza dell’attacco di panico possa ripetersi crea uno stato d’insicurezza costante che porta ad evitare le situazioni temute.
  4. Questo sentimento d’insicurezza diventa a livello psicologico una minaccia sempre presente, che è vissuta come tensione e ansia.

Quest’ansia così intensa può scatenare anche timori d’ipocondria.

 

ATTACCO DI PANICO E IPOCONDRIA, PERCHE’ C’ E’ UN LEGAME?

Premessa: cos’è l’ipocondria?

La preoccupazione costante ed eccessiva riguardo alla propria salute: si ha la preoccupazione che un qualsiasi segno o disfunzione del proprio corpo possa rivelare una qualche patologia.

 

PER CAPIRE IL COLLEGAMENTO FACCIAMO UN ESEMPIO:

Chi ha avuto un attacco di panico e pensava che fosse un infarto cardiaco, può non dare credito all’origine psicogena dell’attacco di panico.

Quali implicazioni per questo mancato credito:

  • La persona nega il disagio psicologico. Mette in atto un meccanismo di difesa costoso.
  • La persona non riconosce le possibili emozioni e conflitti psicologici sottostanti l’attacco di panico, di cui è un sintomo.
  • La persona si allontana sempre più da un’elaborazione della sofferenza psicologica alla base dell’attacco di panico.
  • Quello che può succedere è intraprendere il percorso opposto: quello di iniziare molte analisi mediche alla ricerca di cause organiche dei sintomi dell’attacco di panico.

La strategia difensiva e rassicurante è che le cause organiche e non psicologiche sono il motivo dell’attacco di panico.

Conclusione: l’attacco di panico è un disturbo a tutti gli effetti somatico nell’espressione sintomatologica ma con un’origine psicologica.

 

LE CONSEGUENZE RELAZIONALI PER CHI SOFFRE DI ATTACCHI DI PANICO

Spesso succede che un sintomo come l’attacco di panico può prendere sempre più spazio nella vita di una persona.

Quando ciò accade, è necessario valutare come gli aspetti di disagio individuale e di limitazione, come quelli prima descritti, ricadono sul piano relazionale e sulle persone che vivono con chi soffre di attacchi di panico.

Spesso questi aspetti relazionali sono poco visibili.

Abbiamo visto che la vita di chi è colpito da attacchi di panico è molto limitata: la persona tende a chiudersi in casa, a essere dipendente da un’altra persona che può essere un genitore, un coniuge o un parente.

I legami con le persone care si modificano per i frequenti attacchi di panico, si ristrutturano.

I legami familiari e di dipendenza, che aumentano, diventano uno strumento risolutivo dell’ansia vissuta come attacco di panico.

Con l’attacco di panico i legami, anche se eccessivamente dipendenti, sono rinsaldati.

 

I LEGAMI SONO RINSALDATI DAL DISTURBO

Il disturbo dell’attacco di panico permette di sentirsi vicini, “avvicinarsi” e stringere la famiglia intorno a chi sta male.

Certe volte il disturbo dell’attacco di panico può avere a che fare con la paura di “disgregazione” della famiglia. Una paura, forse, inconsapevole.

Allora il sintomo dell’attacco di panico porta vantaggi secondari alla persona che ne soffre; vantaggi sempre inconsapevoli, di cui non ci si rende conto.

La persona che soffre di attacchi di panico potrà stare in casa con chi ama e sentirsi protetto da questo anche se le limitazioni della vita hanno anche come risvolto dei sentimenti depressivi.

In certe situazioni questo stare in casa, con la o le persone da cui si dipende, permette anche di “controllare” cosa succede e chi vive in casa: il bisogno di controllare nasce da una paura riguardante le persone o il clima familiare, la paura che le cose possano cambiare o che inevitabilmente si modifichino.

L’attacco di panico frequente permette alla persona che ne soffre di restare a casa e controllare una situazione che produce in lui incertezza e paura; in parte consapevolmente o inconsapevolmente.

 

IL RAPPORTO TRA ATTACCO DI PANICO E DEPRESSIONE

L’ attacco di panico porta la persona che lo vive a provare sentimenti depressivi per motivi diversi.

  • Chi vive l’attacco di panico prova un senso di abbattimento, di demoralizzazione ogni volta che accade, in particolare subito dopo il momento critico.

Questi sono sentimenti che accompagnano l’isolamento sociale e la limitazione dell’autonomia.

  • Si è scoperto che i sistemi neuro-ormonali dei due disturbi, depressivo e di panico, sono gli stessi.

Ciò significa che l’espressione del disturbo di panico produce sintomi ansiosi-depressivi; segni amplificati anche dalle frustrazioni e dalle paure causate dal disturbo stesso.

Ciò genera un circolo improduttivo che mantiene l’attacco di panico e a volte lo fa diventare un disturbo.

La risoluzione completa del disturbo di panico da un punto di vista psicologico si rivolgerà al quadro globale ansioso-depressivo, attraverso un percorso psicoterapico.

Spesso l’ansia rappresenta uno stato di attivazione psicologica innescata da vissuti depressivi.

Una volta interrotto lo stato di malessere fisico è necessario un lavoro psicologico su aspetti relazionali, affettivi e cognitivi (i pensieri) e i relativi conflitti psichici sottostanti responsabili del malessere psicologico.

 

L’ATTACCO DI PANICO: COSA FARE SE SI É DA SOLI

Quello che caratterizza l’attacco di panico fondamentalmente è la forte sensazione di morire, infatti quello che rimane dopo aver vissuto questo momento è la paura di poter morire.

Le 6 indicazioni che vi propongo, a parte la prima che interessa la respirazione, sono strategie mentali, cioè come guidare la propria mente per sentirsi in grado di superare il momento critico.

 

DUE PREMESSE

  1. Per elaborare completamente l’attacco di panico, anche il singolo attacco di panico, perché esso è un sintomo che può essere legato a disturbi diversi, è necessario un trattamento psicologico o una combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia.
  2. Ricordarsi che durante l’attacco di panico non si muore. E’ una convinzione difficile da pensare e da sentire durante l’attacco di panico, ma teniamo questo concetto sullo sfondo del nostro discorso, in modo che alla fine possa essere interiorizzato.

 

INIZIAMO: LA DECELERAZIONE DURANTE L’ ATTACCO DI PANICO

Avere la convinzione che non si muoia durante un attacco di panico è difficile perché le sensazioni spaventose avvertite durante di esso sono caratterizzate dall’accelerazione: accelerazione nella respirazione, accelerazione nei pensieri, accelerazione delle emozioni.

Tante volte è proprio quest’accelerazione, questa respirazione veloce, che porta a un iper ventilazione che conduce ad avere sensazioni di vertigini, confusione, formicolio alle mani e piedi, tremori e dolori muscolari. Si parla di rallentare il respiro e i pensieri perché l’attacco di panico è accelerazione.

 

1° RIMEDIO: LA RESPIRAZIONE

Sedetevi e fate dei respiri profondi.

Sedetevi, se riuscite o se potete, altrimenti da in piedi iniziate a respirare con respiri lunghi.

Due strategie per respirare profondamente se si hanno delle difficoltà:

  1. Attraverso un’immagine mentale: pensate a un palloncino nella vostra pancia. Ispirando riempite questo palloncino, che piano si gonfia ed espirando togliete l’aria da questo palloncino. Faccio uscire l’aria dalla bocca. È un palloncino colorato come quello che usano i bambini. Ripeto l’immagine più volte, gonfio il palloncino attraverso l’ispirazione e lo riempio d’aria, aspetto un secondo e poi sgonfio il palloncino tirando fuori l’area del corpo.
  2. Se farò fatica a immaginare questo palloncino, userò i numeri. Inizierò a contare fino a tre ispirando: 1,2,3 e metterò l’aria nei polmoni. Aspetto un secondo e poi espiro e tiro fuori l’aria dai polmoni contando fino a 4: 1, 2, 3, 4 e butto fuori l’aria.

 

2° RIMEDIO: RALLENTATE I PENSIERI RAPPRESENTANDO UNA PERSONA CARA

Come?

Nella vostra mente potete rappresentare una persona di cui vi fidate, che v’ispiri tranquillità e sicurezza, oppure una persona che abbia a cuore il vostro benessere o una persona che crede in voi.

Ora immaginate che questa persona v’incoraggi e vi sostenga con parole tranquillizzanti e intanto respirate profondamente. Questa persona vi sta anche dicendo che quello che succede presto passerà.

Postilla: spesso gli attacchi di panico avvengono perché ci sono dei sottostanti conflitti concernenti vissuti abbandonici e/o dimensioni relazionali conflittuali.

 

3° RIMEDIO: ASCOLTATE DELLA MUSICA

Scegliete una musica a voi gradita o per voi importante, tranquillizzante; se non ne conoscete, provate un cantante o musicista nuovo che vi possa incuriosire; l’obiettivo è rallentare i pensieri che sono nella propria mente e avere una respirazione più profonda.

La musica ha molti fattori terapeutici sul corpo e sul sistema parasimpatico, responsabile dei sintomi degli attacchi di panico.

Se siete a casa, accendete lo stereo, mentre se siete in giro, mettete gli auricolari o le cuffie.

 

4° RIMEDIO: RICORDARE UN MOMENTO CHE PER VOI É STATO FELICE O PIACEVOLE

Rispetto a quel momento provate a ricordare o immaginare la situazione, mettete a fuoco nella mente l’ambiente, dove eravate, quando e con chi.

Cercate di fermarvi sui dettagli.

Cercate di ricordarvi come vi sentivate per diversi secondi, per rivivere quell’esperienza in maniera vivida.

 

5° RIMEDIO: FARE UN SOGNO … A OCCHI APERTI

Cercate un’immagine o un pensiero che a voi crea piacere e associate su di esso.

Associare, significa far emergere qualsiasi pensiero che vi venga in mente dopo il primo pensiero senza censurarvi o indirizzare il pensiero.

I pensieri seguiranno percorsi inattesi.

Se i pensieri associati diventano disorientati e creano dispiacere, allora è meglio interrompere.

 

6° RIMEDIO: RIMANETE ANCORATI AL PRESENTE

IMMERGETEVI NEL PRESENTE E IN TUTTO CIO’ CHE VI E’ INTORNO

Iniziate facendo silenzio e guardandovi intorno.

Ciò è possibile attraverso una strategia di osservazione.

Osservate, dove siete, con chi siete e le cose che vi circondano; in particolare concentratevi sui dettagli degli oggetti che vi sono vicini.

 

7° RIMEDIO: CONCENTRARSI SU UN COMPITO

Usate le risorse prettamente cognitive, CONCENTRANDOVI SU UN COMPITO IN PARTICOLARE.

Esempio 1: contare all’indietro a 10 a 0; se vi riesce bene rifarlo da 20 a 0 e poi da 30 a 0.

Esempio 2: contare dei numeri con degli intervalli definiti. Conto con l’intervallo di 4 fino a 100. 4-8-12-16 …….48-52-56-60-64 ecc.

Esempio 3: leggere un giornale che avete sotto mano, anche solo i titoli se siete molto agitati o un articolo se riuscite a fermarvi sui dettagli.

L’obiettivo, ricordo, è sempre rallentare i pensieri e le emozioni.

 

8° RIMEDIO: CHIEDERE AIUTO

Dopo che si sono provate le precedenti strategie per fronteggiare l’ attacco di panico da soli, può essere utile rivolgersi a un’ altra persona:

  • Chiamando un amico per telefono
  • Avvicinandosi a una persona che è vicina a voi e con cui potete iniziare una conversazione per esempio entrando in un bar e chiedendo un bicchiere d’acqua e scambiando due parole sul tempo o chiedendo delle informazioni su un posto vicino.

Cercando di avere una conversazione che vi possa distrarre dall’ ansia intensa o ridotta provata fino a quel momento.

 

CONCLUSIONI

Tutte queste strategie da quelle corporee, a quelle immaginative e quelle cognitive hanno una loro gradualità di approccio.

Si parte dal corpo perché è con esso che si esprimono i sintomi dell’attacco di panico, per passare a quelle immaginative ed emotive fino ad approdare a quelle più prettamente cognitive, che orientano le capacità intellettive per fronteggiare le situazioni.

Queste strategie vogliono tendere ad autonomizzare il soggetto, fargli trovare delle soluzioni e delle strategie risolutive da solo per poi cercare di individuare strategie relazionali, che coinvolgono una seconda persona in modo che il soggetto possa sentirsi in grado di fronteggiare la situazione di panico. Aumentano le sue capacità di resilienza e si riduce la tendenza a dipendere da un’altra persona.